Così racconta Gigi Campisi, l’amatissimo “Giuan” Colombo, perennemente vessato dalla moglie Teresa. E la compagnia dialettale legnanese si prepara a un compleanno speciale: i 70 anni sulle scene.
Puntualissimi a fine anno ecco i Legnanesi, che si preparano a oltre quaranta date al Teatro della Luna di Assago, dove i biglietti per il loro spettacolo vanno letteralmente a ruba tra lo zoccolo duro di aficionados e tra i giovani che negli ultimi anni stanno riscoprendo il teatro dialettale e la compagnia. Il “rivistone” 70 voglia di ridere... c'è! dei Legnanesi promette quindi come sempre frizzi e lazzi, con gustosi spicchi di attualità e tanta, tanta tradizione.
In scena il collaudatissimo trio Antonio Provasio (Teresa), Gigi Campisi (Giovanni) ed Enrico Dalceri (Mabilia), attorniato dal coretto di vicine di casa più o meno simpatiche, cugine, antagonisti e figure bislacche che entrano ed escono dal loro amato cortile. E nella nostra epoca super fast, anche lo spettacolo si adegua: dimenticate le quasi quattro ore del passato, ora ci si è assestati su circa due ore e trenta minuti “tutto compreso”, ci racconta Gigi Campisi, il Giovanni “Giuan” Colombo, personaggio sempre più amato dal pubblico.
Qual è il tema dello spettacolo quest’anno?
Non c’è un vero e proprio filo conduttore, se non il cortile come ombelico del mondo. Sono tanti sketch, anche se la storia si snocciola attorno a questa figura della maga che racconta alla Teresa un futuro di ricchezza e vedovanza a Citylife dove abitano i Ferragnez… e poi c’è un altro Giovanni da scoprire… ma non dico oltre. Insomma, venite a vederlo!
Parliamo proprio del Giuan, quest’uomo vessato dalla moglie e figura paterna bistrattata per eccellenza. Ma il pubblico secondo di lei da che parte sta? Dalla sua o dalla parte della Teresa?
Il pubblico sta dalla mia parte, ovvio! E mi ama davvero! (ride, ndr). Il Giovanni è un personaggio in crescita, che ha avuto una grande evoluzione portandolo a essere la vera sorpresa degli ultimi anni. Pensa che molte persone mi fermano per dirmi che vengono a vedere lo spettacolo per il Giuan. E poi diciamoci la verità… le vittime sono sempre più simpatiche!
Il titolo è “70 voglia di ridere... c’è”. Quanta voglia - e quanto bisogno - abbiamo oggi di ridere?
Dicono che una risata sia meglio di una medicina e sì, in questo momento storico c’è tanta voglia di ridere. E poi è molto difficile far ridere, diciamoci la verità. Eppure a noi viene facile, e ci siamo sempre riusciti.
Cosa fa ridere Gigi Campisi?
Ah, ci vuol poco per farmi ridere! Però tra i colleghi chi mi diverte molto è Pucci, che è anche un amico. È il suo momento: tiene il palco più di due ore da solo e non è facile. Ma devo dire che anche Enrico Brignano è molto bravo.
In questo periodo storico di nazionalismi più o meno esacerbati, il teatro dialettale può avere una funzione di mediazione o rischia di avere un risvolto di accentuazione?
Mah, sai, di compagnie dialettali ce ne sono tante in giro per l’Italia: toscane, napoletane, romane. Al Nord forse vedono il dialetto dei Legnanesi magari legato alla Lega, ma noi cerchiamo di non legarci mai a discorsi politici, non diamo modo di toccare questi argomenti: ci ridiamo su, certo, ma senza mettere l’accento su posizioni leghiste.